Fvg è salute, sanità e welfare

Il peculiare sistema socio sanitario del Friuli Venezia Giulia – patrimonio costruito negli anni e fondato sul capitale sociale di dipendenti, collaboratori e volontari – ha saputo resistere alle sfide imposte dalla pandemia e, grazie anche alla collaborazione sistema sanitario – organizzazioni del terzo settore – Protezione Civile regionale, coordinare una imponente campagna di vaccinazione. A certificare gli sforzi della regione nella lotta al COVD19, il report di un soggetto terzo e indipendente come la Fondazione GIMBE: “La Regione Friuli Venezia Giulia ha attuato politiche di testing intense ed accurate per tutto il periodo analizzato. Innanzitutto, ha effettuato un numero di tamponi totali per 100 mila abitanti sempre superiore alla media nazionale, superandola complessivamente del 43,5%. In secondo luogo, la Regione ha effettuato il maggior numero di tamponi molecolari per 100 mila abitanti, superando dell’85,5% la media nazionale. Una scelta che riflette le evidenze scientifiche disponibili, che hanno sempre dimostrato una maggior accuratezza diagnostica dei tamponi molecolari rispetto a quelli antigenici”. La Regione, inoltre “ha mantenuto una sostanziale stabilità nell’offerta dei posti letto COVID-19 per 100 mila abitanti” mentre, per quanto riguarda la campagna vaccinale, il Friuli Venezia Giulia “al 13 gennaio 2023, registra una performance nettamente migliore rispetto alla media nazionale per la fascia over 80, popolazione a massimo rischio di malattia grave e decesso: solo l’1,6% degli over 80 non ha ricevuto nessuna dose di vaccino rispetto alla media nazionale del 3%”.

Allo stesso tempo, l’Amministrazione Regionale ha sfruttato il quinquennio 2018 – 2022 per una riforma del Sistema Regionale Sanitario in grado di anticipare anche le linee di indirizzo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

L’organizzazione delineata dall’Amministrazione Fedriga è finalizzata a favorire la territorialità, per una sanità presente in maniera capillare sul territorio regionale e in grado di curare, sempre più, in un regime di domiciliarità, anche sfruttando sperimentazioni e nuove tecnologie nel campo della telemedicina. Una riforma del Sistema Sanitario Regionale che ha messo le basi per gli interventi delineati per la prossima legislatura, caratterizzata da un investimento straordinario verso la cronicità, in un modello di salute per il quale sia sempre più centrale l’integrazione sociosanitaria. Politiche che proseguano sviluppando e moltiplicando ulteriormente misure coerenti con tre provvedimenti simbolo variati durante la XII legislatura: invecchiamento attivo, disabilità e caregiver.

Nel quinquennio 2023 – 2028, la strategia di investimento sarà incentrata sul finanziamento di progetti strategici su presidi HUB e SPOKE, sul finanziamento integrativo per l’attrezzaggio di questi presidi e sul finanziamento integrativo del Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera per il potenziamento dei punti di Pronto Soccorso. A livello territoriale, invece, sarà necessario pianificare il finanziamento integrativo delle strutture intermedie già supportate con fondi del PNRR.

Dal 2018 a oggi, l’Amministrazione Regionale ha assegnato al Servizio Sanitario Regionale risorse proprie pari a oltre 550 milioni di euro finalizzati a investimenti, cui si affiancano i 221 milioni statali, i 118 milioni del PNRR e ulteriori 129 milioni regionali previsti con l’ultima legge di stabilità. Il totale delle risorse ammonta a oltre un miliardo di euro: una cifra superiore di ben 5 volte rispetto ai 212 milioni del periodo 2013-2018 (Giunta Centrosinistra). Tra il 2018 e oggi, l’organico del personale sanitario è incrementato del 4% e la valorizzazione delle professioni sanitarie ha inoltre potuto contare sul potenziamento delle borse di studio (es. infermieristica: da 270 a 400; fisioterapia: da 50 a 100; assistenza sanitaria: da 0 a 40).

Il quinquennio 2023 – 2028, quindi, sarà focalizzato sull’implementazione della strada intrapresa nella precedente legislatura, in particolare:

• sullo sviluppo della medicina territoriale secondo un modello incentrato sulle Case della Comunità quali luoghi fisici pubblici, di prossimità e di facile individuazione al quale l’assistito può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria;

• sul potenziamento delle cure intermedie, con la presenza degli Ospedali di Comunità destinati a ricoveri brevi per pazienti che hanno bisogno di interventi sanitari a bassa intensità clinica;

• sull’inserimento delle nuove professionalità IFOC (Infermiere di Comunità) per la visione integrata dei bisogni sanitari e sociali;

• sul potenziamento del sistema per le Cure Palliative, sia di tipo ambulatoriale sia di ricovero presso gli Hospice;

• sul rafforzamento della medicina convenzionata con il ruolo centrale dei MMG, PLS e specialisti ambulatoriali;

• sul potenziamento della telemedicina, con la possibilità di effettuare tele monitoraggi e teleconsulti per essere più vicini alla popolazione fragile;

• sull’avvio delle COT con una migliore presa in carico dei pazienti con bisogni complessi;

• sull’avvio del numero unico 116117 per richiedere assistenza, prestazioni o consigli sanitari non urgenti;

• sull’ammodernamento delle grandi tecnologie sanitarie;

• sulla sperimentazione delle nuove tecnologie con particolare attenzione alla Intelligenza Artificiale in ambito sanitario;

• sullo sviluppo delle reti di patologia, con nuovi PDTA;

• sul potenziamento della prevenzione, soprattutto in campo oncologico;

• Si continuerà a potenziare la capacità di offerta del SSR per contrastare il fenomeno delle liste d’attesa, coniugando offerta ed appropriatezza.

• Sarà sempre più sviluppata la centralità degli IRCCS quali poli di sviluppo e ricerca a servizio della popolazione e i loro collegamenti extraregionali e transnazionali.

• Il tema della salute mentale e delle difficoltà affrontate dalle famiglie nelle patologie del neuro sviluppo saranno centrali, anche tenuto conto della transizione all’età adulta.

Per quanto riguarda il ruolo fondamentale del Terzo Settore nel tessuto sociale del Friuli Venezia Giulia, durante la prossima legislatura sarà fondamentale continuare e rafforzare la valorizzazione delle imprese sociali, della cooperazione sociale, degli enti del Terzo Settore in generale, in tutti gli ambiti di interesse della comunità regionale e in particolare nella programmazione e negli interventi socio-sanitari e sociali. Questo dovrà essere implementato anche attraverso gli strumenti di sussidiarietà orizzontale previsti dal codice del Terzo Settore.

In particolare, sarà necessario:

• proseguire le iniziative a supporto degli enti del Terzo Settore ed in particolare delle realtà medio piccole dell’associazionismo, continuando e implementando le iniziative poste in essere;

• la prosecuzione delle attività di formazione (Master etc.);

• il rafforzamento della cittadinanza attiva e la coesione sociale attraverso le esperienze volontaristiche e di servizio civile che verranno ulteriormente sviluppate;

• l’integrazione sociale e lavorativa delle persone fragili, attraverso iniziative e opportunità sviluppate in momenti di co-programmazione e co-progettazione grazie a una sinergia tra PP.AA. e Terzo Settore;

• la trasformazione e valorizzazione delle Aziende di servizi pubblici alla persona quali centri servizi socio sanitari;

• lo sviluppo di interventi di giustizia di comunità e inclusione socio lavorativa delle persone in misura penale.

“Per Terzo settore si intende il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi.”

Definizione di Terzo Settore nell’art. 1, comma 1, legge delega n. 106/2016